Come quando si riallaccia un filo spezzato, Stellantis prepara una mossa che rimescola le carte in tavola.
Niente tuoni e fulmini, solo una dichiarazione asciutta e quasi sussurrata: il colosso dell’auto vuole rientrare nell’Acea. Poche parole che però cambiano tutto. Perché dietro questa decisione si nasconde un ripensamento profondo delle strategie del gruppo, proprio mentre l’industria dell’auto europea naviga in acque agitate.
La svolta arriva a pochi giorni dall’addio di Carlos Tavares, l’uomo che aveva sbattuto la porta dell’associazione dei costruttori europei. Era il giugno 2022, sembrava un’eternità fa. Le cose sono cambiate, e parecchio. Come in un gioco di specchi, le posizioni si sono ribaltate.
Un cambio di rotta inaspettato
Tavares, che aveva lasciato l’Acea criticando gli altri costruttori per il loro atteggiamento troppo morbido verso l’elettrico, negli ultimi mesi si era trasformato nel più acceso sostenitore delle auto a batteria. “Prodotti superiori”, li chiamava, mentre i concorrenti iniziavano a nutrire dubbi sulla tabella di marcia europea.
Il tempo ha dato ragione ai più cauti. I grandi marchi tedeschi, seguiti da Renault, hanno iniziato a sollevare perplessità sul bando totale dei motori termici dal 2035. Non solo: hanno messo in discussione anche le multe salate previste dal 2025 per chi supera i limiti di emissioni. Mentre loro frenavano, Tavares accelerava. “Il dibattito è finito”, tuonava al Salone di Parigi. E davanti al Parlamento italiano ribadiva che Stellantis non avrebbe chiesto modifiche alle regole europee.
Ma ora il vento è cambiato. Con questo ritorno all’ovile, Stellantis sembra voler ricucire gli strappi del passato. Come quando dopo una lite furiosa ci si rende conto che le ragioni dell’altro non erano poi così sbagliate. Il gruppo guidato da John Elkann si prepara a unire le forze con gli altri costruttori, in un momento in cui l’unità del settore diventa cruciale.
La transizione verso l’elettrico resta una sfida epocale. Ma forse è meglio affrontarla insieme, confrontando idee e strategie, cercando un equilibrio tra ambizione e realismo. Del resto, l’industria dell’auto europea ha sempre trovato la sua forza nell’unità, nel dialogo tra tradizioni diverse che alla fine convergono verso obiettivi comuni.
Questa svolta di Stellantis potrebbe segnare l’inizio di una nuova fase. Più pragmatica, meno ideologica. Come quando dopo una corsa sfrenata ci si ferma a riprendere fiato, guardandosi intorno per capire quale sia davvero la strada migliore da percorrere. La transizione ecologica resta l’orizzonte, ma forse i tempi e i modi vanno ripensati. Insieme agli altri costruttori, naturalmente.