Fai attenzione al tuo bollo auto. Non lo devi più pagare in questa circostanza. E’ un vantaggio per gli automobilisti.
Il bollo dell’auto è uno degli oneri più contestati dai cittadini italiani. Si tratta a tutti gli effetti di una tassa di possesso, che chi è proprietaro di un veicolo (salvo rare eccezioni) è tenuto a versare ogni anno indipendentemente da quello che è l’utilizzo che viene fatto dell’automobile, sia che resti ferma in garage che la si utilizzi tutti i giorni. Da tempo sono arrivate molte richieste per far si che il governo decidesse di abolire questa tassa, sino ad ora però non sono state accolte. C’è però chi, a determinate condizioni ed escludendo le esenzioni, non deve più pagare questo bollo.
La gestione dei pagamenti del bollo auto è piuttosto complessa. E’ infatti una tassa che viene gestita su base regionale. Sono quindi i singoli territori a gestirla (eccezione fatta per Sardegna e Friuli Venezia – Giulia, che fanno riferimento all’Agenzia dell’entrate, e alla Provincia autonoma di Trento e Bolzano, che si occupa della riscossione del tributo nella propria zona). Anche le cifre variano in base alla zona, oltre che in base al tipo di veicolo che si utilizza. La data di scadenza del pagamento, poi varia in base a quella che è l’immatricolazione della vettura. Vista la complessità della questione, insomma, non è raro che ci si dimentichi di pagare il bollo o che ci si accorga troppo tardi di avere “bucato” la scadenza. Ma fino a quando le istituzioni possono richiedere il pagamento del bollo?
Bollo auto, ecco quando scatta la prescrizione
Dopo un determinato tempo, anche il bollo auto non pagato cade in prescrizione. Se il cittadino non ha pagato la tassa, ma non sono arrivati avvisi, solleciti e richieste di pagamento da parte dell’ente di riscossione, dopo un periodo di tre anni (cinque in Piemonte) a partire dal 1 Gennaio dell’anno successivo a quello in cui la tassa andava versata, è possibile evitare di pagare il bollo e la richiesta diventa illegittima.
Bisogna però prestare attenzione: qualsiasi tipo di comunicazione, dai solletici agli avvisi, da parte dell’ente, fa ripartire da zero il calcolo del periodo. Entro quei due anni, l’ente non solo ha diritto a chiedere il contributo, ma anche di applicare alla cifra dovuta inizialmente una pesante sanzione per il ritardo nel pagamento.